Non dimenticare il Vajont: il grido dei sopravvissuti

vajont_corriere della seraLa sera del 9 ottobre 1963, alle 22.39, dalle pendici del Monte Toc, 300 milioni di metri cubi di roccia precipitarono alla velocità di 80 km/ora nel bacino artificiale della diga del Vajont, all’epoca la più alta d’Europa. La frana, che provocò quasi duemila morti, sollevò una immensa onda d’acqua e detriti che si abbatterono sui paesi di Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova, Fae’, Erto, Casso e sulle frazioni di San Martino, Pineda, Spesse, Patata, Il Cristo.

Cosa ha insegnato il Vajont? Che una democrazia corrotta è la peggiore delle dittature. È, questo, uno dei passaggi della petizione in corso per difenderne e custodirne la memoria  che segnaliamo: questa la pagina su Change.org (https://www.change.org/p/non-dimentichiamo-le-vittime-del-vajont) dove è possibile rivolgersi ai Presidenti della Repubblica, di Camera e Senato oltre che al Sindaco di Longarone.

L’autrice della petizione è la giornalista Lucia Vastano che si è approfonditamente occupata della tragedia del Vajont ed è fra le animatrici del Comitato per la Difesa della memoria delle vittime.

Suo è il lucido articolo che pubblichiamo in questo sito dal titolo “Vajont, due volte tragedia” e che da conto del merito di una vicenda che investe direttamente l’intreccio di interessi privati, speculativi e politici, coperture, depistaggi e responsabilità istituzionali, tanto da chiamare in causa direttamente la qualità della democrazia in questo Paese.

In questa pagina, di seguito,pubblichiamo, un documento inquietante datato 2004 che da conto delle profonde ferite ancora aperte nelle comunità colpite e nella coscienza dell’intero Paese.

È un editoriale del Comitato Sopravvissuti del Vajont pubblicato in occasione del 41° anniversario del 2004 ma sembra scritto oggi e sembra urlare parole di indignazione a nome dei tanti colpiti da sciagure in questo Paese.  L’editoriale è tratto dal sito http://www.sopravvissutivajont.it/


QUESTOcomitato_sopravvisuti_vajont È IL NOSTRO VAJONT

Editoriale a cura del Comitato Sopravvissuti del Vajont

Quando si parla del Vajont, generalmente si pensa ai soldi, ai famosi 77 miliardi dati dall’Enel Montedison al Comune di Longarone.

Vajont, per noi che lo abbiamo non solo vissuto, ma soprattutto subito, per noi Vajont vuol dire dolore, indifferenza, mancanza di aiuto. Dolore per i nostri morti non ritrovati, dolore per l’infanzia che chi e’ stata rubata, dolore per le nostre radici strappate, dolore per una vita sradicata che non avremo più, dolore per la mancanza di memoria per una vita che e’ stata stravolta.

L’indifferenza da parte dello Stato e’ sotto gli occhi di tutti. Lo Stato, in 38 anni, non e’ stato in grado di darci un lavoro, una casa, un minimo di sicurezza e questo non perché noi non siamo in grado di fare o perché aspettiamo che altri lavorino per noi, ma proprio ci ha dimenticati, come se non fosse successo niente, ci hanno ricostruito un paese che peraltro non riconosciamo e con questo e’ finito tutto l’interesse. Per noi, però, per noi sopravvissuti e superstiti, per noi che abbiamo letteralmente perso tutto e tutti, per noi che siamo stati buttati nelle mani di estranei solo perché eravamo bambini, per noi che non abbiamo avuto nessuno che ci curasse o proteggesse, perché gli altri, quelli che non hanno perso niente, che quella notte non c’erano, per quelli che sono venuti da fuori campando diritti che non avevano, per questi il Vajont e’ stato, come ha detto qualcuno, una manna.

A tutte queste ingiustizie, a tutti i soprusi a cui siamo stati sottoposti, a tutte le cose e gli aiuti che le amministrazioni anche comunali che si sono succedute in questi 41 anni, a tutto questo diciamo basta. Basta all’indifferenza, basta alle differenze!

Finora abbiamo solo sussurrato il nostro dolore, ora e’ arrivato il momento di urlare, di urlare a pieni polmoni che noi siamo ancora qui, siamo vivi, vogliamo considerazione, vogliamo giustizia. Giustizia per noi, per i nostri morti, per quelli trovati e soprattutto per quelli non ritrovati. Basta passare in cimitero per capire che il Vajont non ha mai conosciuto giustizia!!

Che giustizia e’ quella che permette che dopo 41 anni ci siano ancora croci dove non compare nessun nome! Ricordatevi che sotto ogni croce c’e’ una persona, con il proprio nome, la propria vita, i propri sogni e speranze e non c’e’ nessuno che ha il diritto di dimenticare tutto questo e non parlo soltanto di mia madre, mia sorella, mia nonna, sto parlando di tutte le croci senza nome e non mi si venga a dire che non e’ possibile dare un nome ad ogni croce, perché dire questo e’ non riconoscere la morte ed il sacrificio di queste persone. Vogliamo parlare dei soldi raccolti per noi? Dove sono finiti?

E i giudici tutelari, dove erano quando si trattava di proteggere gli interessi dei minori? E le nostre case dove sono?

I problemi sia fisici che psicologici, chi mai ha pensato a fornirci una struttura?

Questi sono solo pochi problemi fra i tanti che il Vajont ci ha regalato.

Speriamo che quello che e’ successo stasera sia l’inizio di un capovolgimento dei problemi che aspettiamo da quel 9 ottobre 1963.