Pubblichiamo da MeteoWeb (leggi articolo originale)
Fino a 20.000 persone sulla punta meridionale del Malawi, la piu’ colpita dalle recenti alluvioni, sono isolate dal resto del paese, senza cibo ne’ assistenza medica e cresce il rischio di possibili epidemie; lo denuncia l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere. Gli aiuti stanno lentamente arrivando nei distretti di Chikwawa, dove l’acqua ha iniziato a ritirarsi. Ma alcune delle aree maggiormente colpite a valle sono accessibili solo via elicottero e questo rende l’intervento umanitario molto difficile. Msf, che ha avviato una risposta all’alluvione il 9 gennaio, sta spostando il fulcro del proprio intervento verso la citta’ di Nsanje, dove da tempo gestisce un progetto a lungo termine e sta valutando modi per accedere all’area piu’ remota dell’East Bank. “L’alluvione si sta comportando come un lento tsunami. Nella sua discesa verso il sud del paese e il Mozambico, il fiume si gonfia sempre di piu’” racconta Amaury Gre’goire, capomissione di Msf in Malawi, attualmente a Nsanje per valutare l’impatto dell’alluvione. “La maggior parte dei territori di Nsanje e East Bank sono sommersi sotto due o tre metri di acqua e questo ha trasformato le ampie pianure dell’area in un enorme lago che ha inghiottito case e ponti. Sebbene siano zone soggette alle alluvioni, gli anziani con cui ho parlato non ricordano un evento di questa entita’” aggiunge. In questi giorni le piogge sono diminuite e ci si aspetta che i livelli dell’acqua calino progressivamente. Ma, conclude Msf, occorre trovare una soluzione a lungo termine per chi ha visto i propri possedimenti e i propri raccolti – il principale mezzo di sussistenza per l’85% della popolazione – completamente distrutti dall’alluvione.
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