Com. stampa 21 novembre 2014
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Al via il Movimento nazionale promosso dalle Comunità degli alluvionati: uscire dagli argini, diventare fiume in piena, invadere la società, togliersi le pacche sulle spalle e costringere la politica alla responsabilità. A Roma il 30 novembre, l’atto fondativo e il piano d’azione. Il 1° Dicembre li presentiamo alla stampa e consegniamo in Parlamento
Tre anni di incontri iniziati a Matera all’inizio de 2012, per proseguire a Sala Baganza, Firenze, Abano Terme, Ameglia e di fitti contatti in rete: con questa agenda si è sviluppato il percorso di confronto, che sta concludendo in questi giorni la sua fase iniziale, fra le molte realtà di base partecipate di cittadini sorte in questi ultimi anni nelle aree colpite da disastri idrogeologici.
Realtà nate per difendere le comunità e i singoli da ritardi, incapacità, irresponsabilità delle classi dirigenti regionali e nazionali colpevoli di non aver dato fin qui risposte degne a fronte di un impressionante quadro di disastri da dissesto idrogeologico che viene avanti in questi anni.
Un sito internet (maipiu.eu), un appello in rete diffuso da oggi ad aderire “rompere gli argini” e sottoscrivere il documento fondativo (una rilettura critica dei problemi e l’indicazione di obiettivi e percorsi chiari per superare la logica dell’emergenzialismo), la convocazione di una riunione per adottare la piattaforma da presentare a Parlamento, Governo e Regioni: sono i primi passi con cui inizia il percorso di gente abituata a fare i conti con il fango, con il lavoro partecipato del sostegno alle comunità, con l’approfondimento dei temi e l’assunzione di responsabilità delle proposte e che ha deciso, stanca di sopportare, di “riscrivere il destino delle nostre comunità ferite”.
Si legge nell’appello: “consideriamo indegne di un paese civile sia l’incapacità di impostare politi-che di prevenzione, sia la pochezza e l’arbitrio da pratica clientelare con cui si affrontano (o non si affrontano) le emergenze che accompagnano e seguono gli eventi legati al dissesto idrogeologico”
Chiaro il primo obiettivo del movimento: premere nei confronti delle classi dirigenti e della politica regionale e nazionale, aprendo una vera e propria vertenza per ottenere risposte su prevenzione, messa in sicurezza, certezza e trasparenza degli indennizzi a chi è stato colpito (quest’ultimo vero e proprio parametro su cui misurare la qualità della democrazia).
Dal documento fondativo pubblicato nel sito appare chiaro che Maipiù assume, anche, il compito di promuovere scelte sociali e una nuova cultura della responsabilità in un Paese già fortemente esposto per la sua natura e che negli ultimi due decenni, in particolare, ha sopportato una enorme pressione da cementificazione e consumo di suolo per effetto di speculazioni, condoni, deroghe, impatto di grandi opere. Il costo di circa 6.800 vittime (di cui circa 4.000 morti) per frane e alluvioni pagato in 50 anni e quello di 60 Mld di € negli ultimi 70 è certamente solo un anticipo per prezzi ben più alti che potremo dover sopportare vista la condizione del territorio e l’impatto con le trasformazioni climatiche ed ambientali di cui siamo investiti.
Riscrivere il destino delle comunità ferite da decenni di malapolitica e irresponsabilità sociale è certamente compito arduo e di lungo periodo, per questo nella riunione di domenica 30 novembre a Roma “lavoriamo per darci un’adeguata struttura organizzativa a rete e di movimento” e per includere, insieme ai Comitati degli alluvionati che rimangono l’ossatura protagonista della sfida, reti, associazioni, movimenti, personalità, tecnici che condividono l’obiettivo di una fase nuova.
Servono, però, anche risposte immediate come segnala il crescendo delle reazioni dei cittadini di fronte alla liturgia della politica che pensa di continuare con le pratiche delle promesse non mantenute: la reazione dei cittadini di Genova e di Carrara ci dicono che non c’è più tempo di aspettare e noi, con loro, fra di loro ed al loro fianco chiediamo risposte chiare e non lo scaricabarile delle responsabilità fra Governo e Regioni. Domenica 30 novembre a Roma adotteremo la piattaforma urgente con le proposte che sottoporremo il 1° dicembre alle forze parlamentari e su cui chiediamo fin d’ora il confronto con Governo e Regioni.
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