Pubblichiamo da Il Tirreno (leggi articolo originale)
CARRARA. In duemila sono scesi in strada: mamme e bambini, tanti pensionati, professionisti e disoccupati. Insieme sotto lo stesso “ombrello” in un sabato pomeriggio uggioso e piovoso: «A difesa della città». Quattro parole – la “cifra” di questa manifestazione che chiede le dimissioni di sindaco e Giunta – stampate sullo striscione che apre il corteo: giallo e azzurro. Come i colori della città. Come le tinte della Carrarese: a prepararlo, gli ultrà della squadra cittadina. Per Carrara è la seconda manifestazione, nell’arco di due settimane, dopo il dramma dell’alluvione. A promuoverla, il Movimento cittadino – che si è autobattezzato Assemblea permanente – e che da più di due settimane presidia la sala di rappresentanza di Palazzo civico. Ad oltranza. «Siamo contenti – dice alla fine Matteo Bogazzi, scrittore 33enne, del gruppo comunicazione Assemblea permanente – È stato un bel corteo, pacifico. Duemila persone. Adesso speriamo che tutti questi cittadini ci sostengano anche nei prossimi giorni. Ci aspetta una settimana dura», per il termine della quale il sindaco Angelo Zubbani ha fatto sapere che sarebbe opportuno liberare la sala di rappresentanza “occupata”.
Ore 14 di sabato 22 novembre. Da una decina di minuti ha cominciato a piovere. Arriviamo ad Avenza, in via Argine Destro. L’appuntamento è qui: su quell’argine dove il fiume Carrione “ha rotto”. È l’argine maledetto, è il luogo simbolo. La gente arriva alla spicciolata. Prima in pochi. Poi, verso le 14 e 10, di buona lena, a decine cominciano a salire sul ponte, sia da destra, che da sinistra. C’è una pantera e un’auto della polizia municipale a debita distanza (davanti ai cancelli dell’azienda Valta). Ombrelli aperti e una vivace cartellonistica. Rossa, blu, ma soprattutto, di nuovo giallo-azzurra. «Svegliamoci» si legge su questi cartelli e «Non abbandonare la città» dalle parole della partigiana Francesca Rolla, simbolo caro a questo Movimento cittadino. Alla spicciolata sfilano lungo l’argine ora “insaccato”. Portano un lenzuolo bianco: «Carrara è nostra». C’è chi si presenta con al collo attaccata la foto della propria casa o della “propria” Marina sommersa dall’acqua e dal fango. Arrivano i bambini. Sono tantissimi. Le mamme li vogliono ad aprire il corteo. Si parte. I piccoli davanti. Ma l’avanguardia del corteo – quella che urla e tiene il passo e incalza – è ultrà. «Per Carrara, per Carrara» urlano i tifosi. A qualcuno questa colonna da stadio non piace. «Ma Carrara del resto – dice una giovane mamma – è anche questo». Non c’è musica. Perché il Movimento – composto da diverse anime – non sarebbe riuscito a trovarne una che piacesse a tutti. Meglio la spettacolarità dei tifosi: apolitici, apartitici, senza lacci, senza ipoteche ideologiche. La tensione sale e l’avanguardia comincia a urlare: «Fora il loz». Viene urlato il nome del sindaco – appellato anche con un vezzeggiativo “Angiolino” – ma sul banco degli imputati c’è la gestione della cosa pubblica, in toto. «Meritiamo di più». «I protagonisti siamo noi». E ancora: «Dimissioni, dimissioni, dimissioni, alé alé». Ormai il corteo è sul viale xx settembre. Dopo le case della Doganella, sotto il ponte dell’autostrada, il culmine della tensione emotiva. Qui ci si ferma. Siamo davanti Villa Ceci, altro luogo simbolo, il polmone verde della città andato sott’acqua, inzuppato fin nel midollo come la zona di Marina a cui sta alle spalle. Qui un altro urlo: «Via la mafia da Carrara». Intanto il corteo ha ingrossato le sue fila, la tensione è stemperata, non è accaduto nulla che non si volesse: non c’è stato uno screzio, niente di eccessivo, se non qualche insulto lanciato alla classe politica mentre le mamme distraggono i bambini. Si procede, rotta Marina, piazza Menconi.
E mentre la testa continua con gli slogan, la gente, a latere, parla di Imu, di Tasi, di tasse da pagare. A poche decine di metri dalla piazza il corteo si ferma. Sulla destra, con le spalle a Carrara, c’è qualcosa che attira l’attenzione. Un lenzuolo sulla facciata di una casa. C’è scritto: «Non chiederò risarcimenti. Non voglio i vostri soldi. La dignità non è in vendita. Non potete comprare il silenzio». C’è chi si ferma impietrito a leggere, mentre gli scatti fotografici a quel lenzuolo si moltiplicano. Il corteo arriva a Marina. La piazza è già piena, decine e decine di persone attendevano qui l’arrivo della manifestazione. In un lampo spunta un gazebo – probabilmente era già pronto – con appese (come panni stesi) le “civette” della stampa locale che fermano gli eventi di questi giorni. Parte la campagna informativa. Il Movimento dei presidianti – forte del proprio successo – racconta alla cittadinanza che cosa sta facendo dentro quella sala “occupata” di Palazzo civico. Intanto, di fronte al “book” che raccoglie le firme per mandare a casa la Giunta si forma una fila. In tanti vogliono dare la loro adesione. L’evento sta per concludersi. C’è chi si riversa al bar. Pausa caffè. Focaccina con prosciutto per gli ultrà che ce l’hanno messa tutta.
Intanto sul mare, l’ultimo capitolo. La chiusa della giornata. Un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti raggiunge la spiaggia libera che costeggia la Passeggiata Segnanini. Lì c’è la loro Fenice (nella foto). Una Fenice fatta dei legni che il mare lascia generoso sulla spiaggia. È una scultura, che si staglia sull’orizzonte sgombro. Da lì a poco le daranno fuoco: «Perché Carrara deve risorgere – dice la giovane Sara – come la Fenice. E ognuno deve fare la sua parte, coi propri strumenti. Noi siamo artisti e abbiamo fatto questo».
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