Pubblichiamo da International Business Time (leggi articolo originale)
Il territorio italiano è malato perché è la politica ad essere malata. Fintantoché non si ammetterà questo evidente processo di causa-effetto, sarà impossibile prevenire il dissesto idrogeologico anziché curarne i danni.
Quella che viene comunemente chiamata cementificazione selvaggia è il processo di impermeabilizzazione del suolo.
“Rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità, suscita particolare preoccupazione allorché vengono ad essere ricoperti terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio, soprattutto rurale – si legge nel rapporto ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) del 2014 – Un suolo compromesso dall’espansione delle superfici artificiali e impermeabilizzato, con una ridotta vegetazione e con presenza di superfici compattate non è più in grado di trattenere una buona parte delle acque di precipitazione atmosferica e di contribuire, pertanto, a regolare il deflusso superficiale”.
Inoltre “si stima che il comparto suolo-vegetazione catturi circa il 20% delle emissioni annuali di anidride carbonica prodotte dall’uomo. Si può essere portati erroneamente a credere che l’impermeabilizzazione blocchi il rilascio di carbonio in atmosfera come CO2 e che, quindi, possa avere anche un contributo positivo nei confronti dei cambiamenti climatici. In realtà, nel corso di attività edilizie, rimuovendo lo strato superficiale del terreno, dove è concentrata la maggior parte della sostanza organica, parte dello stock di carbonio 5 organico viene rilasciata come gas serra a causa della mineralizzazione, vanificando l’azione millenaria dei processi naturali, responsabili della formazione del suolo”.
La crisi prima finanziaria e poi economica che viviamo da sei anni non ha fermato il fenomeno. Consumiamo suolo pari a 70 ettari al giorno, 8 metri quadrati al secondo.
Le percentuali più elevate si registrano in Lombardia e in Veneto (oltre il 10%) e in Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia dove si registrano valori compresi tra l’8 e il 10% (dati Ispra). Chi ha governato in questi territori? Non c’è schieramento politico che possa dire “io non ho responsabilità”.
REGIONI E GOVERNO, CHI E’ SENZA PECCATO?
Proprio per quanto fin qui illustrato fa rabbia ascoltare tanto i governatori quanto i politici nazionali accusarsi a vicenda, quando sanno benissimo di essere corresponsabili dello scempio. La politica nazionale non è mai stata slegata da quella regionale, tutt’altro, la partita è stata giocata e le decisioni sono sempre state prese su quest’asse. ‘L’uomo forte’ del partito nella regione di appartenenza, che magari nel frattempo è emigrato a Roma, è un collettore di voti, per sé o per i candidati del partito che sponsorizza, alle Elezioni Regionali come a quelle Politiche. E in virtù di questo ruolo fa sentire il suo peso sia sulla politica regionale, indirizzandone le decisioni, sia su quella nazionale, avendo dei parlamentari sotto la sua ala.
Perché, nonostante le gravissime accuse di contiguità camorristiche, Nicola Cosentino era tornato ad essere un attore politico anche dopo la prima scarcerazione, tanto da incontrare Denis Verdini a Roma nei giorni della nascita dell’attuale governo? Perché Matteo Renzi si è affrettato a esprimere la propria solidarietà a Vasco Errani, governatore dimissionario dell’Emilia-Romagna (eletto tre volte di fila), nonostante una condanna in Appello per falso? Per lo stesso motivo per cui altri politici chiacchierati, imputati o condannati, continuano ad avere un peso politico: controllano e spostano voti.
Se fa specie sentire governatori in carica da anni scaricare la colpa su Roma, lo fa altrettanto capire che membri del governo, fino al premier in persona, se ne lavano le mani. O con prese di distanza o restando in silenzio. Che dicono delle politiche di Burlando il ministro Orlando, capolista del PD nella circoscrizione Liguria per la Camera dei Deputati alle Politiche 2013, ministro dell’Ambiente, poi passato alla Giustizia e fino ad un mese fa papabile candidato alle prossime Regionali? Durante il governo Letta era tutto un ‘monitare’ contro il dissesto idrogeologico (“grande emergenza nazionale”). E l’attuale ministro della Difesa, Roberta Pinotti, altra eletta in Liguria che oggi qualcuno vedrebbe bene al Quirinale per il dopo Napolitano, nel 2012 non si era candidata alle primarie di centrosinistra per guidare Genova, oggi la città-simbolo di tutto ciò che non funziona sul fronte ambientale e già colpita un anno prima da un’altra alluvione?
Che dicono tutti quei rappresentanti del Nuovo Centrodestra, fino allo scorso anno fieramente berlusconiani, dei condoni edilizi emanati a ripetizione dai governi in cui erano sottosegretari, capigruppo o ministri? Che dice la Lega di Salvini, Maroni e Zaia, il primo leader in ascesa a suon di demagogia su qualsiasi argomento, gli altri governatori delle due regioni in cui la cementificazione ha mangiato più territorio? Dov’erano all’epoca? Nella maggioranza di governo, sia a Roma che in Regione.
E cosa dicono i renziani, da Nord a Sud diventati maggioranza dopo l’ascesa di Matteo I a Palazzo Chigi, delle politiche sulla cementificazione portate avanti anche dai governatori di centrosinistra, di cui Burlando è solo uno dei rappresentanti e che continuano a sostenere nelle varie giunte? E che dice il premier Renzi? Lui ha creato “l’unità di missione contro il dissesto idrogeologico” e tanto gli basta. Il fatto che in 9 mesi di annunci non sia arrivato lo sblocco dei 2.3 miliardi sul dissesto né i 3.5 promessi per l’edilizia scolastica non è un problema.
Come non lo è sostenere (maggio 2013) “prima lo Stato uscirà dalla logica ciclopica delle grandi infrastrutture e si concentrerà sulla manutenzione delle scuole e delle strade, più facile sarà per noi riavvicinare i cittadini alle istituzioni” e poi varare un decreto che va nel senso opposto, lo Sblocca-Italia.
A proposito di Sblocca-Italia, il decreto è stato considerato da authority competenti e da Bankitalia una “distorsione della concorrenza” e “a rischio corruzione” per il solito utilizzo di “deroghe alla disciplina ordinaria”. La cementificazione selvaggia trova terreno fertile proprio nelle deroghe e nelle aspettative di condoni (l’ultimo, a livello regionale, arrivato in Campania pochi mesi fa), ed è in questo pantano che si alimenta la corruzione, il cui contrasto non è cima ai pensieri dell’attuale esecutivo.
Da questo sistema i cittadini ricevono in regalo il dissesto idrogeologico, le alluvioni, i morti. E pagano i danni: delle opere incompiute, inutili o continuamente ricaricate di costi scaricati sulla collettività, e delle ricostruzioni che seguono alle inondazioni (la mancata prevenzione ci costa fino a 3 miliardi l’anno). Nessuno che in questi anni abbia avuto incarichi di governo (locale o nazionale) o che abbia sostenuto quelle maggioranze, votando provvedimenti a dir poco discutibili (deroghe, piani casa che nascondevano colate di cemento assortite e condoni), può permettersi di scaricare responsabilità o, quel che è peggio, ergersi a paladino di comunità che oggi contano vittime e danni.
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