Pubblichiamo da Il Secolo XIX (leggi articolo originale)
Roma – Forse la mappa del dissesto idrogeologico pubblicata online dal Governo rispecchia il Paese. Confusa, disordinata, con una serie di link che rimandano ad altri siti istituzionali a loro volta ancora più difficili da consultare (o privi di informazioni chiare) e obsoleti.
Dal punto di vista della tecnologia, l’Italia delle Istituzioni sembra davvero la fotocopia dell’immagine che subito salta all’occhio raggiungendo Italiasicura.governo.it: una pagina d’ingresso molto carina che nasconde dietro di sè però un percorso di navigazione contorto, che porta a mappe online difficilmente intelligibili per chi sia non un esperto di Internet ma anche solo di geografia.
Il Governo ha comunicato ai media, in serata, che era appunto online il sito con la nuova mappa del dissesto idrogeologico del Paese, con tanto di elenco delle 69 aree su cui «si interverrà da subito», chiudendo con un: «I cittadini potranno controllare l’avanzamento dello stato dei lavori direttamente sul sito www.italiasicura.governo.it».
Lasciando da parte l’elenco degli interventi urgenti (qui potete leggerli nel dettaglio), ovviamente raccolto in una serie di slide così come il premier Renzi ci ha abituato da quando è al Governo, mettiamoci nei panni di un cittadino che voglia provare a consultare la mappa del dissesto idrogeologico in Italia.
Facciamo un esempio non a caso: il signor Parodi che vive a Genova e vuole sapere di più sull’argomento, approfittando dell’occasione che il Governo gli dà di accedere “facilmente” ai dati relativi alla regione in cui vive e al Comune in cui risiede. E’ un uomo di età e cultura media, diciamo 50 anni, dunque non particolarmente abituato alla pratica del digitale ma comunque interessato a sapere cosa accade nel territorio in cui vive con la sua famiglia.
Il “prototipo” è scelto con queste caratteristiche perché un qualsiasi “nativo digitale” – ovvero i giovani che sono già ben consapevoli delle potenzialità della Rete per comunicare in maniera semplice e rapida delle informazioni – su Italiasicura.governo.it ci entrerebbe e ci uscirebbe subito. Perchè di facile nella navigazione non c’è proprio nulla.
Ritornando al nostro signor Parodi, facciamo conto che è arrivato sul sito seguendo il link che magari ha letto proprio sul Secolo online. Il suo primo approccio sarà piacevole: una homepage simile alla copertina di un libro di favole per bambini ma il cui messaggio è sicuramente rassicurante: “Il Governo con #italiasicura mette a disposizione di tutti un’informazione completa e mirata alla sicurezza del nostro straordinario Paese. Il Governo ha scelto la strada della prevenzione superando la logica delle emergenze in settori chiave per l’attività sociale, culturale e economica: dissesto idrogeologico, infrastrutture idriche ed edilizia scolastica”.
Bene, cosa fare ora per arrivare alla mappa? Prima di tutto chiariamo una cosa: sul sito del Governo dedicato al dissesto idrogeologico non c’è nessuna mappa. Cliccando in alto a sinistra su #dissesto, infatti, compare “lo Stivale”, si sceglie la regione ed ecco che finisce non su una mappa, ma sull’immagine di una mappa che, a chi non è esperto, sembrerà una mappa vera e propria.
L’immagine è tratta, e qui citiamo, dal: «Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo (ReNDiS)” … la cui attività di monitoraggio è svolta dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ( n.d.r. sul sito è scritto solo ISPRA, senza nessuna spiegazione dell’acronimo) e per conto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Quindi, cliccando sull’immagine si finisce direttamente sul sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale». su cui finalmente cliccando si vede la mappa completa dell’Italia e della regione di cui si è interessati.
Facciamo finta che il nostro signor Parodi ancora non si sia ancora arreso. Forse lui la finezza che un’immagine e una mappa siano due cose diverse non la percepisce nemmeno. Ma quando atterra sul sito dell’ISPRA, sicuramente leggerà la leggenda (che era presente anche accanto all’immagine di cui sopra) e vedrà che a seconda dei colori dei pallini indicati sulla cartina c’è una distinzione tra: 1) cantieri aperti, 2) cantieri chiusi, 3) cantieri da avviare, 4) cantieri in progettazione, 5) cantieri da avviare o dati non comunicati e 6) cantieri definanziati o sostitutivi.
Cosa fare ora di fronte questo mondo di pallini rosso, blu, verdi , grigi e azzurri? Il signor Parodi non userà in linea di massima le opzioni sulla sinistra che riportano il menu di Google Maps con cui è stata creata la mappa stessa. D’istinto cliccherebbe su uno dei puntini che più gli interessa, probabilmente in base alla prossimità della zona in cui abita, per avere maggiori dettagli.
Operazione giusta che porta a una conclusione sbagliata: cliccando sui pallini non succede nulla. Ingrandendo la mappa, tutt’al più, entra nel magico mondo dei “numeri misteriosi” che affiancano ogni puntino. Per sapere di cosa si tratta, però, bisogna abbassare lo sguardo in basso a sinistra e finalmente si scorge una “i” corrispondente alle “informazioni sul lotto”. Solo così, questa volta cliccando sì sul pallino, si riesce a sapere qualcosa in più. Si apre una “scheda” che offre i dati generali dell’intervento e si comprende anche che quel numero accanto al pallino corrisponde all’intervento stesso. Non è finito: proprio cliccando su questo numero – ancora un altro passaggio – il nostro accanito signor Prodi arriva finalmente su un’altra pagina in cui c’è il dettaglio dell’intervento.
Bene, giusto per concludere: mettiamo caso che il signor Parodi sia davvero arrivato fino a questo punto e che abiti in Borgo Incrociati, una delle zone più colpite dell’alluvione avvenuta a Genova il 9 ottobre. Sapete cosa scoprirà dopo aver fatto tutta questa fatica? Che l’intervento numero GE001A/10 – corrispondente a «Adeguamento idraulico funzionale della copertura del Torrente Bisagno (2° lotto, 2° stralcio funzionale) – Località:Tratto terminale del torrente Bisagno» è contrassegnato dal pallino verde. Quello dei lavori in esecuzione.
Lasciando il nostro eroe a questa amara scoperta (da un punto di vista formale è corretto ma i lavori non sono mai iniziati per i problemi legati a sospensive e ricorsi al Tar), che non vi venga voglia, poi, di cliccare da qualche altra parte: bene che vada finirete anche su questo sito nelle tante slide del Governo Renzi fatte con Power Point in puro stile Web 1.0. Chissà, forse una scelta vintage, alla fine, molto più chiara delle mappe concepite correttamente – perché le informazioni alla fine ci sono tutte – ma decisamente lontane dal concetto di “usabilità” che caratterizza la Rete oggi.
E allora l’unica cosa da fare è tornare su quella homepage così rassicurante, riguardare quelle casette che poggiano sullo slogan del Governo e sognare un’Italia diversa. Se non nella realtà, almeno nel virtuale.
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